31 agosto 2009

AD ASSUNTA UNA DONNA CORAGGIOSA, UNA MADRE DOLCISSIMA, UN'ARTISTA SEMPRE



di Grazia Gaspari

Oggi voglio ricordare Assunta Trombetti, una cara amica. Se ne è andata ieri dopo una lunga malattia. Rimasta vedova giovanissima ha vissuto con forza e determinazione, lottando contro le tante difficoltà che una donna, rimasta sola con un figlio, può incontrare.
Piccole, grandi, anonime donne che vivono attorno a noi e che non sappiamo mai riconoscere. Uno spirito combattivo, una madre dolcissima e al tempo stesso un'artista. Assunta scriveva e dipingeva Diceva: "nella mia vita ho avuto, e ho, solo tre grandi amori: mio marito, mio figlio e la pittura.
La voglio ricordare con una sua poesia e un suo dipinto


PORTO CON ME

Tanti sorrisi,
baci forsennati,
amori puliti e
amori forzati.
Porto con me
spazi di malinconia,
sospiri di dolore,
sussurri di speranza:
la mia mano è nebbia,
nessuno può sfiorarla



Il suo blog: http://ilrossoeilblu.blogspot.com/

27 agosto 2009

LE IMPRENDITRICI ITALIANE SFIDANO LA CRISI E APRONO NUOVE AZIENDE




di Iva Testa

Sapevamo da tempo che le donne sono stimate e capaci in ogni tipo di professione, ma adesso arrivano dei dati che confortano queste valutazioni.

La camera di commercio di Monza e Brianza, numeri alla mano, dimostra che le donne italiane sfidano la pesante crisi economica con l'apertura di nuove imprese. Ben
40mila nei primi sei mesi del 2009, nonostante le difficoltà del momento.

Così le imprese individuali femminili costituiscono circa il 30% del totale delle nuove imprese individuali iscritte. Hanno aperto principalmente in Lombardia (12,8%), Campania (10,2%),Piemonte(8,7%) e Lazio (8,7%).

Il tasso di resistenza alla crisi delle aziende rosa è del 25% superiore a quello delle aziende maschili, e anche la vivacità è maggiore soprattutto in Calabria, dove sono cresciute dello 0,6%. Le imprese individuali con il titolare donna si concentrano nel commercio, ma anche nell'agricoltura e nei servizi alla persona.
Arriva però l'altra faccia della medaglia:dopo la nascita del primo figlio il 10% delle donne ha smesso di lavorare, il 25% ha chiesto il part-time, solo il 52% ha continuato a lavorare a tempo pieno.

"In Italia - osserva Mira Pirovano, Presidente del Comitato per l'imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Monza e Brianza- fare le imprenditrici e più in generale lavorare è ancora difficile..... Dunque, secondo l'imprenditrice brianzola "mettere le donne nelle condizioni di poter continuare a lavorare e vivere la maternità non come una malattia, ma un'occasione di sviluppo sociale, deve essere una priorità".

Siamo certamente d'accordo con Mira Pirovano. Aggiungiamo che non è solo la inadeguatezza dei servizi sociali come gli asili a rendere difficili i percorsi professionali delle donne, ma il perdurare di una dominante cultura maschile che ha disegnato i modelli sociali secondo le sue necessità. Per gli uomini lavorare è il primo punto dell'agenda privata e pubblica, per le donne è uno dei punti.

Le cose potranno davvero cambiare quando le donne saranno in grado di intervenire direttamente nelle modalità e nei tempi del lavoro per poter coniugare l'identità sociale con quella pubblica.

22 agosto 2009

IL NUOVO OLOCAUSTO



di Grazia Gaspari

Non è la prima volta che degli immigrati, uomini e donne, su barconi alla deriva, muoiono in mare. Ma è la prima volta che non si soccorrono lasciando che il mare li uccida. Non è una questione di donne o di bambini. E' una questione che riguarda l'umanità nella sua dimensione globale, morale, sociale, politica. E non possiamo non parlarne o chiudere gli occhi davanti alle immagini che scivolano in tv.

Tronfio nel suo benessere questo paese non si rende conto in quale abisso morale sta cadendo. Un popolo di emigrati, come il nostro, che ha riempito tutti e cinque i continenti di tanta gente che fuggiva dalla fame adesso ricambia gli altri, quelli che hanno fame oggi, con un cinismo, una meschinità ed una viltà senza eguali.

Effettivamente i respingimenti del ministro Maroni hanno avuto successo, non tanto in termini numerici, quanto in termini di formazione dell’opinione comune. Sì perché la cosa più sconvolgente della nuova tragedia di Lampedusa è l’indifferenza dei vacanzieri che a bordo delle loro ricche imbarcazioni non hanno dato soccorso, ma nemmeno un pezzo di pane o una bottiglia di acqua. E se gli internauti leghisti si divertono a far sparire con un clic su Facebook, in un giochino virtuale, le barche con gli immigrati a bordo, gli argonauti di Ferragosto hanno fatto sparire dal loro orizzonte reale quei poveri cristi alla deriva.

"Dopo sei giorni di viaggio – ha raccontato uno dei superstiti - avevamo finito cibo, acqua, benzina; i cellulari erano ormai scarichi. La barca si e' trovata in balia del vento e della corrente. Via via che le persone morivano venivano gettate in mare. Durante il iaggio abbiamo incontrato almeno 10 imbarcazioni. Abbiamo chiesto aiuto, ma nessuno ha dato qualcosa. Solo tra lunedi' o martedi', un peschereccio si è fermato e ci hanno dato acqua e cibo".

Inutile trovare un aggettivo, il vocabolario non ne contiene di adeguati. Il capo del Viminale, il ministro Maroni, dall’alto di una catasta di 73 cadaveri, che non si vedono, ma ci sono, sente la poltrona vacillare per la spinta dei fantasmi di quei morti ammazzati in mare e allora cosa escogita? Che si devono fare accertamenti perché quei superstiti non la raccontano giusta…..

E’ stata chiesta una relazione al prefetto di Agrigento perché il ministro vuole sapere, spiega la portavoce Isabella Votino, come "si siano svolti i fatti, perchè la vicenda presenta aspetti da chiarire e la versione fornita dai migranti è da verificare in quanto stanno emergendo elementi contrastanti". Secondo il Viminale, infatti, dai perlustramenti navali e aerei dei giorni scorsi nel canale di Sicilia non sarebbero stati avvistati cadaveri, inoltre “i cinque eritrei arrivati a Lampedusa non presenterebbero segni così evidenti di persone che hanno passato in mare 20-25 giorni come hanno invece affermato”.

La prima smentita è venuta dalle autorità maltesi che hanno recuperato
ben sette cadaveri.

La seconda è venuta dagli stessi soccorritori di Lampedusa: “I cinque migranti (una donna, due uomini e due minorenni) erano ridotti a uno scheletro".

La terza è la classica zappa sui piedi e viene dallo stesso Viminale. Infatti come è possibile che un barcone sia sfuggito agli intensi perlustramenti navali e aerei? O non perlustravano o se perlustravano hanno visto e non sono intervenuti lasciando al mare il lavoro sporco.

Come per i vacanzieri: omissione di soccorso, con l’aggravante che loro il soccorso dovevano compierlo per legge infatti UOMO IN MARE è una delle leggi inviolabili della Marina.

Comunque la vogliano mettere, si mette male la faccenda. Il commento dell’Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, è forte e ha paragonato i respingimenti a una nuova Shoah. “Quando leggiamo delle deportazioni degli ebrei sotto il nazismo, ci hiediamo: certo,le popolazioni non sapevano; ma quei convogli piombati, le voci, le grida, nelle stazioni di transito nessuno li vedeva e sentiva? Allora erano il totalitarismo e il terrore, a far chiudere gli occhi. Oggi no”

Il Centro sinistra chiede la verifica in Parlamento. Il centro destra replica con la classica exusatio non petita…o coda di paglia che dir si voglia: “Se, e ripeto 'se', la storia raccontata dai superstiti, accolti e soccorsi oggi a Lampedusa, è vera, ci troviamo di fronte a una vicenda che non può non suscitare grande dolore», dice Isabella Bertolini. «Questo episodio, però - aggiunge- non può consentire alcuna speculazione da parte dell'opposizione. Tentare di far passare il concetto che naufraghi siano stati volutamente lasciati al loro destino da parte delle forze adibite ai pattugliamenti è inaccettabile”.

Alcuna speculazione? Si lasciano morire tra atroci sofferenze oltre settanta persone (a meno che chi è nero non sia da considerarsi umano)e la chiamano speculazione da parte dell’opposizione? E’ giunto il momento di gridare di che “lacrime grondano e di che sangue” i respingimenti in mare e la legge sulla “sicurezza”. Bisogna svegliarsi, mettersi in gioco, reagire contro questo governo che ormai vive sul sangue della povera gente ed anche scuotere quest'opposizione narcotizzata, sempre più complice del nuovo olocausto. Il dolore del mondo bussa alle nostre porte e chi non lo sente è complice: complice perchè fa finta di niente, complice perchè sta con la pancia piena e giudica ed esclude chi vive con la pancia vuota, complice perchè preferisce adattarsi ad un mondo sempre più spietato e miserabile, complice perchè non capisce che oggi si massacra la povera gente e domani lui stesso sarà massacrato. E' ora di fare qualcosa di visibile e vero.

13 agosto 2009

MORIRE DI RIFIUTI. E' ciò che accade in Campania. La denuncia di un religioso



di Grazia Gaspari

Collaboro da anni con i missionari comboniani. Abbiamo ricevuto una lettera da padre Alex Zanottelli, in cui con fatti, numeri e circostanze denuncia la drammatica situazione dei rifiuti in Campania dove popolazione e territorio vengono “martirizzati in nome del profitto da un potere politico criminale”.
Padre Zanottelli vive e lavora nel Rione Sanità a Napoli, dopo aver passato tantissimi anni in Kenya, a Korogocho, baraccopoli di Nairobi, luogo di AIDS, fame, droga, alcolismo, violenza. Qui ha dato vita a piccole comunità cristiane, ad una cooperativa per il recupero dei rifiuti che permetteva a numerosi abitanti di lavorare, una comunità di ex prostitute che aiutava le donne ad uscire dal giro. Padre Zanottelli si è battuto anche per le riforme sulla distribuzione della terra, uno dei temi-chiave della politica keniota. Fu direttore della rivista Nigrizia: dalle sue pagine partirono numerose accuse contro gli interessi dell'Italia e dei paesi occidentali nel commercio di armi, contro i modelli affaristici e lottizzati di collaborazione allo sviluppo, contro l'apartheid in Sud Africa.
“Ho scelto come missionario di vivere in Campania in questo preciso e drammatico momento storico - ha scritto padre Zanottelli - per annunciare la ‘buona novella’ di Gesù e per denunciare la situazione di morte che incombe”. Ecco la sua lettera:


“Purtroppo, la nostra situazione campana è andata peggiorando nel silenzio più totale dei cittadini, dei media e della Chiesa. Un anno pesante questo.
I potentati economico-finanziari (vera piovra che avvinghia tutto!) hanno trionfato schiacciando con la forza militare qualsiasi resistenza della cittadinanza attiva e responsabile in Campania. Lo Stato è al servizio del business. E i media nelle mani di chi controlla la finanza. E il popolo drogato a credere ciò che gli viene raccontato in TV. Un esempio su tutti:nell’estate 2008 il Mago Merlino annuncia in TV agli italiani che il problema dei rifiuti a Napoli e’ risolto. E l’Italia gli crede! (….)
Per questo mi ha fatto bene ritrovare nel documentario “Una montagna di balle” il vero racconto della tragica storia dei rifiuti in Campania. Finalmente una parola vera nella Menzogna che impera. Ha fatto bene anche a me ritornare su questa tragica storia che ho vissuto e vivo sulla mia pelle: la visione di quel documentario è stata per me una catarsi.
Dagli anni’90, da quando l’Italia non ha più potuto seppellire i propri rifiuti tossici in Somalia, la Campania ne è diventata lo sversatoio nazionale. Gli industriali del centro-nord hanno stretto un accordo con la Camorra perché facesse il lavoro sporco di seppellire quei rifiuti tossici nel Triangolo della Morte (Acerra -Nola- Marigliano), nelle Terre dei fuochi (Giugliano, Qualiano…) e nelle campagne del Casertano. E’ questo che ha permesso all’industria del centro-nord di essere competitiva in chiave internazionale. Questi rifiuti tossici, sepolti nel nostro territorio, producono nano-particelle che bombardano le donne incinte e i neonati , da cui tumori , leucemie, malformazioni.
Mi sorgono spontanee a questo proposito, due domande, poste recentemente alla classe dirigente napoletana di Sinistra, dal noto scrittore Ermanno Rea : “ Politici campani, eravate informati che il territorio campano era il ricettacolo dei rifiuti tossici? Se lo sapevate, perché avete taciuto, rendendovi di fatto complici di chi, cinicamente, inquinava? Se invece non lo sapevate, perché non avete avuto il coraggio di dimettervi, dimostrandovi più attaccati alle vostre poltrone che al vostro amor proprio?
Ma “Una Montagna di Balle” punta poi l’obiettivo sul disastro dei rifiuti ordinari. Infatti su un territorio già martirizzato dai rifiuti tossici, si è sovrapposta, dal 1994, l’emergenza rifiuti solidi urbani gestita da dieci commissari straordinari, scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti: è stata la politica degli affari e del profitto. Infatti, i potentati economico-finanziari avevano deciso di incenerire i rifiuti, perché avevano capito che potevano ottenere più profitti che non con la raccolta differenziata.



Ci guadagnano infatti, primo, costruendo gli inceneritori (questi mostri costano una barca di soldi), secondo, vendendo energia elettrica che ottengono bruciando i rifiuti e, terzo, beneficiando del Cip6 (la bolletta che ogni cittadino paga allo stato per le energie rinnovabili). Purtroppo i soldi per il Cip6 non vanno alle energie rinnovabili, ma all’energia prodotta dagli inceneritori (unico caso in Europa!). Si tratta di almeno 3 miliardi di euro all’anno. Ecco perché i poteri forti vogliono incenerire!. E’questa la politica affaristica che ha segnato profondamente i governi che si sono susseguiti dal 1994, di centro-destra come di centro-sinistra. E’ stata questa politica che ha portato al disastro campano.



I commissari straordinari non hanno mai voluto fare la raccolta differenziata, ed hanno utilizzato oltre 2 miliardi di euro per produrre 7-8 milioni di tonnellate di ecoballe (di eco non hanno proprio nulla) stoccate fuori dalla città di Giugliano: 14 km di lunghezza, 4 di larghezza, proprio nelle bellissime campagne dei Borboni (note come “Taverna del re”). In questi 15 anni, i commissari dei rifiuti non sono stati capaci di far funzionare un solo sito di compostaggio, che avrebbe eliminato il 40% dei rifiuti (l’umido che diventa compost). Con la raccolta differenziata porta a porta avrebbero potuto dare lavoro a tanti giovani campani disoccupati! Hanno invece preferito arricchire quattro industriali già straricchi.



“Una Montagna di balle” dimostra con chiarezza come il disastro rifiuti in Campania del 2008 sia stato costruito ad arte per convincere tutti che l’unica soluzione era quella delle mega-discariche e degli inceneritori. E così avvenne. Il governo Berlusconi, con il decreto 90 impone alla Campania 12 mega-discariche e 4 inceneritori. Se questi inceneritori entreranno mai in funzione, noi campani dovremmo importare rifiuti per farli funzionare! E tutto questo ci è imposto con la forza dell’esercito( inceneritori e mega-discariche diventano “siti di sicurezza nazionale!”)



E considerare che l’ordine dei medici francese , seguito da quello inglese, ha bandito la costruzione di inceneritori, perché ha evidenziato che nelle aree ad essi adiacenti , un aumento di leucemie e linfomi in età pediatrica! Ritengo criminale imporre inceneritori ad una regione già martire per i rifiuti tossici.
Al ‘Modernissimo’, guardando “Una montagna di balle”, ho rivissuto emotivamente questi anni di lotte ed ho capito quante balle ci hanno raccontato! Montagne!
E mi è ritornata la voglia di riprendere la penna ricordando le parole di un profeta ebraico che ha accompagnato il suo popolo in esilio a Babilonia:

Una voce dice :”GRIDA!”Ed io rispondo:”Che dovrò gridare?” (Isaia 40,6)

Sono felice di essere stato e di essere in Campania in questo tempo difficile a fianco ai miei fratelli e sorelle, tentando di resistere. Siamo stati schiacciati, ma nessuno ci può togliere la volontà di gridare, non solo per quello che è avvenuto, ma anche per quello che ora sta avvenendo.

Grido contro il piano criminale dei rifiuti imposto alla Campania dal governo Berlusconi che significa morte per tanti, in nome del profitto.

Grido contro la militarizzazione della Campania (siamo un territorio occupato): l’esercito presiede le mega-discariche e gli inceneritori. Impossibile, in questi siti, qualsiasi controllo o protesta popolare.

Grido contro la brutale repressione dei cittadini attivi di Chiaiano (estremo lembo nord del comune di Napoli) che, con mille stratagemmi hanno resistito per quasi un anno all’apertura di una discarica nelle cave del loro territorio (collocare una discarica a Chiaiano è come collocarne una a Villa Borghese a Roma). La forza bruta dello Stato ha schiacciato ogni resistenza civile ed ha aperto le cave ai rifiuti. Per fortuna lo “zoccolo duro” di Chiaiano continua a resistere.

Grido contro l’inceneritore di Acerra, inaugurato il 26 marzo scorso in pompa magna da Berlusconi, non ancora collaudato, malfunzionante, che costituisce un’altra grave minaccia alla salute nel Triangolo della morte. È incredibile che oltre alla A2A (Brescia-Milano), a cui è stata affidata la gestione dell’inceneritore, continui ad operare ancora la FIBE, sotto processo per “truffa aggravata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture”. Quel giorno Berlusconi ha definito “eroi” i capi della FIBE, perché hanno saputo resistere nonostante gli “attacchi”della magistratura.
C’è ancora uno Stato di diritto in questo Paese?

Grido contro la decisione, presa quel 24 marzo da Berlusconi, di seppellire le ceneri tossiche di Acerra nella discarica di Terzigno (Parco Nazionale del Vesuvio!) quali “materiali di copertura”.
Queste ceneri dovrebbero, per legge, essere sepolte in cave speciali di salgemma in Germania.

Grido per il rogo del 12 maggio a Marcianise (fra Caserta e Napoli), dove la Camorra ha dato fuoco a 700.000 tonnellate di copertoni, che hanno continuato a bruciare per una settimana (quasi inutile l’intervento dei vigili del fuoco), producendo una nube tossica che ha avvolto per settimane l’intera regione ( la legge contro i delitti ambientali è ferma in Parlamento da oltre 10 anni).

Grido contro il disastro della discarica di Ferrandelle (Caserta), dove sono stati sversati oltre 1 milione di tonnellate di rifiuti tal quali . In quella discarica c’è un sito di compostaggio, costruito anni fa e mai utilizzato, pieno di balle di rifiuti tal quali.

Grido contro la decisione di costruire un nuovo inceneritore a Napoli est, nella zona di Ponticelli, nel cuore della città, che brucerà 400mila tonnellate di rifiuti all’anno. La gara d’appalto per costruire quell’inceneritore (che costerà 230 milioni di euro) è stata rimandata a settembre. In una zona già altamente inquinata, costruire un inceneritore è criminale.

Grido contro le stravittoria delle ecomafie, che diventano sempre più potenti e strafottenti in questa regione. Basta leggere il rapporto 2009 di Legambiente per rendersene conto.
Grido contro la decisione di bruciare le eco balle nei cementifici di Maddaloni(Caserta) e nelle centrali dell’ENEL.

Grido per questa regione martirizzata, simbolo del pianeta Terra, anch’esso minacciato di morte in nome del profitto. Basta leggere l’ultimo Rapporto dei 2500 scienziati dell’ IPCC (il comitato scientifico dell’ONU per i cambiamenti climatici) per rendersene conto e capire la gravità della situazione.

Questo mio grido si unisce al grido di tanti cittadini che dal basso stanno impegnandosi per far nascere il nuovo. E il nuovo , può oggi nascere solo dal basso.
Dall’alto non c’è più nulla da aspettarsi. La speranza viene solo dal basso, dalla capacità dei gruppi, comitati di mettersi insieme, di fare rete sia a Napoli come in Campania. In questo periodo sono nati il Coordinamento regionale per la gestione pubblica dell’acqua e il Coordinamento regionale rifiuti che riunisce le comunità e i comitati su base regionale. Sta nascendo ora anche il Forum regionale antirazzista che riunisce i gruppi che lavorano a favore di immigrati e Rom. Sta lentamente nascendo anche la rete di comunità immigrate della città di Napoli per permettere ai rappresentanti delle comunità etniche presenti sul territorio di parlare.
In questo spirito è nato quest’anno anche Segnali di Fumo che mette insieme pezzi di cittadinanza attiva in città per fare pressione sulle istituzioni locali. Senza dimenticare la Rete del Rione Sanità che da anni lavora per creare sinergia in questo non facile quartiere, e che quest’anno ha finalmente fatto partire , in stretta collaborazione con la Banca Etica , il Microcredito per stimolare nel Rione nuove iniziative economiche.(Tutto questo dovrebbe partire il prossimo autunno).Sono tutti segni di speranza perché non è facile a Napoli e in Campania lavorare insieme; c’è un nuovo spirito che dal basso sta soffiando in questa regione. Questo lavoro unitario ha portato ad una bellissima vittoria proprio in questo mese contro l’inceneritore a biomasse che era in progettazione a S. Salvatore Telesino( Benevento).
Insieme si può!
La speranza viene dai fratelli/sorelle di strada impegnati strenuamente sull’acqua, sui rifiuti, sull’ambiente. Sono nate delle splendide amicizie ,che ci sorreggono in questa difficile resistenza in Campania.
Fra i tanti e tante, vorrei ricordare Raffaele Del Giudice, presidente di Legambiente Campania che, mosso da una sacra passione per le sue terre, lotta contro lo strapotere delle ecomafie. E’ lui che ha scoperto il disastro di Ferrandelle.



Finché ci sono persone così, c’è ancora speranza in questa regione. Una speranza che nasce dalle autentiche relazioni umane dentro i comitati, i gruppi, le reti dove le persone diventano ‘dono’ gli uni per gli altri:la straordinaria ricchezza di questo popolo.
L’ho sperimentato soprattutto nelle piccole comunità cristiane (sono sette) che, con padre Domenico (il suo arrivo alla Sanità è stato un grande dono per me !), stiamo coltivando qui, alla Sanità. E’ straordinario vedere la ricchezza delle relazioni umane, la capacità di lettura della realtà alla luce del Vangelo (è la lettura popolare della Bibbia) e l’impegno verso i più poveri (ogni mercoledì sera portano un pasto caldo a chi dorme per strada!).E’ proprio bello vedere che sono i poveri che aiutano i poveri! Quanta speranza ricevo da loro! E quanta speranza ho avuto dai volti dei ragazzi in difficoltà del Rione Sanità , durante il campo di lavoro (13-19 luglio), che abbiamo organizzato. E’ stato padre Domenico a sapere aggregare le forze del territorio e trasformare questo sogno in realtà! Quanta forza, gioia, umanità ho ricevuto dai volti di questi ragazzini, di una vitalità straordinaria, e dai loro genitori! E’ stata una boccata di speranza, di Vangelo! (…)
Un altro drammatico esempio ci viene dall’amianto. Ci sono voluti vent’anni di duro impegno sociale per arrivare al grande processo di Torino, ora in corso, contro gli industriali dell’amianto. Non mi direte che gli industriali non sapevano, negli anni ’70-’80, che l’amianto produceva tumori ( il terribile mesotelioma!). Lo sapevano , ma ha vinto la logica del profitto…! E così abbiamo avuto migliaia e migliaia di vittime!
Sul monumento alle vittime dell’amianto a Monfalcone c’è scritto: “Costruirono le stelle del mare, li trafisse la polvere, li uccise il profitto”.
Che non succeda altrettanto per i rifiuti!
Dio è stanco di morti in nome del profitto! Lui vuole che i suoi figli vivano in pienezza la loro vita, ora e per sempre. Basta con tanti morti in nome del profitto. Che vinca la vita!

04 agosto 2009

LA MIA CASA: UN BORDELLO



di Grazia Gaspari

“Si abbassa sempre di più l'età delle baby-prostitute. La denuncia arriva dalla Cambogia, dove lo scorso mese in un bordello è stata trovata una piccola di soli 4 anni. A portare avanti la campagna a tutela delle più giovani è la cambogiana Somaly Mam, ex-prostituta e ideatrice dell'omonima fondazione che si batte contro l'industria della prostituzione, che ogni anno conta un giro d'affari di 12 miliardi di dollari” (da Corrieredellasera.it)
Fa orrore!!! La notizia? Sì, ma oltre alla notizia, il modo di descriverla. Come si può parlare di un argomento così ripugnante come la violazione di un corpo infantile con “Si abbassa sempre di più l’età delle baby prostitute”? E già perché il problema non è il sopruso, la violenza, il crimine, ma l’abbassamento dell’età del soggetto vittima di tale sopraffazione. Aspetto odioso davvero, ma effetto, non causa.
Peccato che non ci si domandi di fronte a tali eventi se per caso non si stia abbassando anche il nostro livello mentale, il nostro buon gusto, il nostro senso morale. Nessuna delle belle firme del grande giornale italiano si è sentita di scrivere se non un editoriale, un commento. Non frega.
Non frega che nel mondo ogni anno due milioni di donne e bambini vengano avviati alla prostituzione. Non frega che i bordelli siano i nuovi asili d’infanzia. Non frega il perché una madre sia costretta a vendere una figlia. Non frega la schiavitù, lo sfruttamento dei bambini, men che meno quello delle donne. Non frega la speculazione, i sordidi affari. Non frega nemmeno che ci si schifi di questi obbrobri!
Frega molto però del controllo delle nascite. Guai alla pillola abortiva, è immorale dicono i cosiddetti difensori della vita, se poi chi nasce vive come un aborto, non frega appunto!

Se qualcuno vuol fare una piccola donazione all'associazione che si occupa di queste bambine può andare al sito: www.somaly.org/