27 dicembre 2007

IL BAMBINO E L'AVVOLTOIO




di Grazia Gaspari

La foto che pubblico è brutale. Stride in questi giorni in cui siamo tutti affaccendati a fare regali, apparecchiare tavole, mangiare oltre misura …..
Ritrae durante una carestia in Sudan un bambino piccolissimo che striscia verso il campo profughi delle Nazioni Unite. L’avvoltoio alle sue spalle aspetta che il bambino muoia per mangiarlo.
Il fotografo che la scattò, Kavin Carter, morì tre mesi dopo per una forte depressione. La foto vinse il premio Pulitzer nel 1994. La situazione da allora non è cambiata.
La foto mi è stata spedita da un amico americano per ricordarmi di non sprecare cibo, di pregare per i tanti bambini che vivono in condizioni miserabili e se possibile di fare qualcosa per loro.
Per associazione mi è tornato alla memoria un caro amico, Dario, deceduto anni fa, persona che ho avuto la fortuna di incontrare. Prestava servizio in una casa nobiliare. Ogni sabato lui e sua moglie Tea (era una gran cuoca) cucinavano un bel pasto completo per i loro amici “barboni”. Poi Dario andava a portarglielo. Ci metteva tutta la mattinata perché vivevano ovviamente nei posti più disparati. E il sabato era il suo giorno libero! Lo ha fatto per anni e senza mai sgarrare una volta.
Ogni tanto lo accompagnavo. Quante cose ho imparato in quelle mattinate. Che lezioni di vita, di morale, di umanità e di generosità. Avendo più anni di me, durante la consegna dei pasti, mi raccontava tante storie. Una mi è rimasta particolarmente impressa perchè era la dimostrazione che se uno vuole.... può!!!
Dario aveva un amico portiere. Mentre Dario si poteva permettere, anche se con sacrificio, di portare un pasto ai "barboni", lui, avendo una famiglia numerosa, per quanto volesse, proprio non poteva togliere nemmeno una lira dal suo salario. A lui dispiaceva, finchè un giorno ebbe un'idea: cominciò a raccogliere giornali scaduti e gli spaghi con cui erano legati i pacchi degli stessi giornali o della posta. Lo stabile in cui lavorava era grande e ospitava numerosi uffici. Rivendeva poi carta e spaghi e ogni mese quel che riusciva a guadagnare lo distribuiva tra le persone che se la passavano male. Era il dopoguerra e molti non avevano lavoro ed erano in miseria.
L’altra sera il direttore del TG1, Gianni Riotta, intervistando Benigni, a proposito del Natale, ha ricordato gli angioletti del suo presepe di bambino che tenevano tra le mani la scritta: “pace agli uomini di buona volontà” chiedendosi se e quanti ne potessero ancora esistere. Di angeli di gesso son pieni gli scaffali dei negozi ….anche se, a onor del vero, non li ho più trovati con quella scritta.
Invece per quanto riguarda gli uomini di buona volontà in carne e ossa, credo che ce ne siano... tanti Dario e tanti amici di Dario che nel silenzio e nell’anonimato e senza alcuna ostentazione tendono una mano ai più deboli. Non si tratta solo di gesti materiali, quanto di disponibilità, di umanità, di ascolto...
Mi piace concludere questo post con la notizia che i dipendenti Rai hanno rinunciato agli omaggi natalizi per destinare quei soldi al sostegno di due iniziative a favore dei bambini africani del Kenia. Si tratta di un centro gestito dal missionario comboniano Daniele Moschetti, e di una casa di accoglienza di Kivuli per i piccoli senza famiglia, che fa capo ad un altro missionario comboniano, padre Renato Kizito Sesana.

09 dicembre 2007

UN BAMBINO DA SALVARE



di Grazia Gaspari

Magari fossimo in grado di salvare un bambino. Tuttavia qualcosa si può sempre fare, ciascuno a modo suo e secondo la propria personale inclinazione.
Uno dei detti giornalistici per antonomasia è: "bad news is news" . In realtà il mondo è inflazionato di bad news, quindi sarebbe ora di cambiare il detto in "good news is news". Noi donne impegnate nel campo dell'informazione dovremmo favorire le buone notizie. Parlare di cose buone crea un'atmosfera e pensieri positivi utili a pulire l'atmosfera mentale collettiva.
Si tratterebbe di una sorta di ecologia del pensiero che aiuta a scacciare le cupe forze negative che aleggiano sopra di noi come lo smog, a rendere le persone più rilassate, serene e disponibili.
Per questo riporto la notizia di un'iniziativa che si svolge nell'ambito dell'ottavo Summit dei Premi Nobel per la Pace (dal 13 al 15 dicembre in Campidoglio) e che riguarda i bambini.

I Diritti dell’Infanzia
per un mondo senza violenza



Venerdì 14 dicembre 2007 - ore 10:00-11:30
Sala Assunta - Ospedale Fatebenefratelli
Isola Tiberina – Roma


Sarà la voce di un ragazzo del Rajastan, Om Prakash, portato via all’età di cinque anni ai suoi genitori, e per tre anni costretto a lavorare nei campi per compensare un debito familiare, a parlare di non violenza e di diritti dell’infanzia all’8° Summit Mondiale dei Premi Nobel per la Pace. Come ogni anno si terrà a Roma, dal 13 al 15 dicembre in Campidoglio organizzato dal Segretariato Permanente dei Summit dei Premi Nobel per la Pace.

Om Prakash è stato insignito dell’ International Children's Peace Prize per il suo impegno contro il lavoro minorile e la schiavitù. Il premio, istituito nel 2005, nel corso del 6° Summit dei Premi Nobel per la Pace, dalla Fondazione KidsRights, consiste in una statuetta, il "Nkosi" e in un fondo per progetti a favore dei diritti dell’infanzia.

Om Prakash racconterà la sua esperienza e quella di migliaia di bambini asiatici che ogni anno vengono venduti per essere impiegati illegalmente nella produzione di tappeti o nelle miniere. Fu salvato dai militanti di Bachpan Bachao Andolan, un’associazione indiana. Fu curato in un centro di riabilitazione per ex bambini schiavi e mandato a scuola. La dura esperienza non lo ha piegato anzi lo ha incoraggiato a lottare a favore della scolarizzazione gratuita e per garantire ai bambini regolari certificati di nascita, primo, fondamentale passo per proteggerli dalla schiavitù, dalla tratta, dai matrimoni forzati, ecc.. Il 3 aprile scorso, oltre duecento bambini sono scesi in piazza a New Dehli per protestare contro il lavoro minorile e chiedere al governo di intervenire, stesso giorno in cui la città accoglieva il summit del Saarc, l'associazione dell'Asia del sud per la cooperazione
regionale.

E a Ottobre, l’India che ha più di 12 milioni di piccoli lavoratori, ha introdotto una nuova legge che vieta di lavorare a chi ha meno di 14 anni.

L’Incontro di venerdì 14 dicembre, nell’ambito del Summit di Roma, è un’iniziativa congiunta tra la Fondazione KidsRights e l’Associazione Athenaeum N.A.E., in collaborazione con l’Ospedale Fatebenefratelli. Porteranno il loro saluto il Vice-Sindaco di Roma, on. Mariapia Garavaglia, e il Padre Priore dell’Ospedale, Fra Geminiano Corradini.
Interverranno poi tre Premi Nobel per la Pace: Mons. Carlos Filipe Ximenes Belo, già Arcivescovo di Dili, Timor Est, che si è battuto per far conoscere alle Istituzioni internazionali e al mondo la terribile condizione di violenza e oppressione in cui ha vissuto il suo popolo; Mairead Corrigan e Betty Williams, co-fondatrici di Women for Peace e Community for Peace People, che con la loro opera e la loro capacità di coinvolgimento hanno avviato il processo di pace tra la comunità cattolica e quella protestante in Irlanda del Nord.


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La Fondazione KidsRights è una fondazione olandese nata per sostenere i diritti fondamentali dei bambini nel mondo. KidsRights promuove progetti mirati a livello territoriale. I costi operativi sono coperti dai soci della fondazione e il 100% delle donazioni è dedicata ai progetti. Uno dei sostenitori è il vescovo sudafricano Desmond Tutu. Da quest’anno la Fondazione ha anche una sede operativa a Roma.
Athenaeum N.A.E. è un’Associazione culturale e umanitaria senza scopo di lucro, che tra i suoi fini istituzionali ha quello di promuovere, soprattutto tra i giovani, ogni forma di conoscenza che favorisca il superamento di differenze e pregiudizi culturali, religiosi e sociali, oltre al rispetto dei diritti e dei doveri universali della persona.